Controlli a tappeto dall’Agenzia delle entrate con ripercussioni severe per i trasgressori che ora rischiano fino a 6 anni di carcere.
Non tutti sanno che alcuni errori fatti nelle comunicazioni all’Agenzia delle Entrate possono costituire anche reato. Non si tratta pertanto di un semplice errori o di una svista ma di questioni molto delicate con ripercussioni anche gravi.
Il problema principale è che molti non si rendono conto di cosa significhi veramente. Non ci sono solo multe ma in alcuni casi si va ben oltre la sanzione, è previsto il carcere fino a 6 anni con conseguenze molto serie di cui prendere atto quanto prima. Ma vediamo nel dettaglio a cosa ci stiamo riferendo.
Agenzia delle entrate, controlli: rischi il carcere fino a 6 anni
Il reato di evasione fiscale si determina nel momento in cui viene sottratto denaro allo Stato, alla Pubblica Amministrazione e agli Enti. Tutto dipende sempre dalla gravità dell’azione, quindi ogni decisione e conseguenza è sempre bilanciata. Evadere il fisco vuol dire compiere un reato, per le condotte gravi si cade nel reato penale, come previsto dal decreto legislativo 74/2000 della legge n. 138/2011 e, infine, ritoccato dal Decreto legislativo n. 158/2015.
I casi più gravi in cui è previsto anche il carcere sono:
- Dichiarazione non veritiera che può determinare fino a 3 anni di carcere,
- Dichiarazione falsificata e quindi fraudolenta con reclusione fino a 6 anni,
- Emissione di fatture false con carcere fino a 6 anni,
- Dichiarazioni omesse quindi ad esempio per i redditi, con ripercussioni fino a 3 anni,
- Occultamento documenti fino a 5 anni.
Vi sono poi quelle specifiche per chi gestisce un’azienda o lavora con la partita IVA che sono pertanto differenti e previste in maniera particolare per l’evasione dell’IVA e altre condizioni simili. Queste però rappresentano casistiche specifiche che non riguardano i privati cittadini.
Molti immaginano che queste fattispecie si concretizzino solo in chi, volutamente, evade le tasse. Tuttavia è giusto ricordare che anche fare errori non voluti in dichiarazione dei redditi porta di fatto ad un’evasione fiscale, lavorare senza un contratto percependo denaro illecitamente è un’evasione fiscale. I casi quindi sono ben più comuni di quello che si possa pensare e quindi le ripercussioni, anche severe come in questo caso, non sono certo un caso limite.
Laddove si noti che in fase di dichiarazione dei redditi o in qualunque altra condizione che è presente un errore, questo va immediatamente rettificato all’Agenzia delle entrate mediante apposita procedura. In questo modo si può evitare il carcere, pagare quanto previsto e prevenire ogni ripercussione.