Alessandro Borghese, la confessione dello chef tv più famoso: “Ho un figlio che non ho mai visto”

Alessandro Borghese, la confessione dello chef tv più famoso ( Fonte IG @borgheseale ) - maggiesfarm.it
Tra Milano, famiglia e un figlio mai conosciuto, Alessandro Borghese si racconta con sincerità, rivelando fragilità, ricordi drammatici e la forza che ha forgiato il suo percorso di vita.
Alessandro Borghese, tra i volti più amati della cucina televisiva italiana, ha scelto Milano come città in cui mettere radici. Nonostante il suo legame indissolubile con Roma, ha trovato nel capoluogo lombardo il luogo ideale dove costruire una famiglia e far crescere la propria carriera. “Milano è diventata casa, pur restando romanissimo in tante cose,” ha spiegato, facendo emergere un dualismo che lo caratterizza profondamente.
La metropoli non è solo un crocevia di opportunità lavorative, ma anche lo scenario di una vita familiare stabile e serena, costruita accanto a Wilma Oliviero, sua moglie, con cui ha condiviso un colpo di fulmine culminato in matrimonio dopo appena sei mesi. Da questo amore sono nate Arizona e Alexandra, le due figlie di cui lo chef ha parlato con tenerezza e profondo orgoglio, sottolineando il suo lato protettivo nei confronti della sfera privata.
Il figlio mai conosciuto: una ferita aperta
Durante l’intervista rilasciata per l’inaugurazione della mostra “Emozioni scomposte”, Borghese ha affrontato un tema intimo e delicato che ha colpito l’opinione pubblica: la paternità di un figlio mai incontrato, nato nel 2006 e oggi residente all’estero. Lo chef ha descritto questa vicenda come una situazione “molto delicata”, in cui ha comunque cercato di assumersi le proprie responsabilità legali ed economiche, rispettando i passaggi necessari.

Il dolore, però, resta. “Non me lo permettono. Non l’ho mai visto”, ha ammesso con una sincerità disarmante, lasciando emergere un senso di frustrazione e impotenza che accompagna molti padri nelle stesse circostanze. Oggi, con il figlio ormai grande, Alessandro non nasconde il desiderio mai sopito di un incontro, ma accetta anche i limiti imposti da una storia familiare complessa.
In questo racconto emerge tutta la umanità di Borghese, che si espone senza timori in un mondo spesso incline alla costruzione di facciate perfette. Il suo vissuto è una testimonianza di come anche i personaggi pubblici si trovino a gestire fragilità, assenze e dolori profondi, troppo spesso ignorati.
La nave in fiamme e l’università della vita
Tra gli episodi più intensi della sua vita, Borghese ha raccontato anche della sua esperienza formativa sulle navi da crociera, definite come una vera e propria università galleggiante. Tre anni in mare, lavorando in cucina, gli hanno permesso di affinare la tecnica, conoscere il mondo e formare il carattere. Ma il momento più drammatico è avvenuto nel 1994, a soli diciotto anni, quando si trovava sull’Achille Lauro, la nave che prese fuoco al largo della Somalia.
“Tre giorni e tre notti su un canotto, mia madre disperata, chiamò perfino il presidente della Repubblica,” ha ricordato con emozione. Un evento che ha segnato un prima e un dopo nella sua vita, forgiando quella resilienza e determinazione che oggi riconosciamo nel suo percorso.
Questo episodio non è solo un ricordo personale, ma diventa il simbolo di una vita vissuta intensamente, con ostacoli superati e momenti difficili affrontati con coraggio. Raccontare questa storia significa restituire a Borghese una dimensione autenticamente umana, lontana dai riflettori ma vicina a chi, come lui, ha dovuto costruire il proprio destino con le proprie mani.
Con il suo stile diretto e sincero, Alessandro Borghese continua a sorprendere non solo come cuoco e personaggio televisivo, ma anche come uomo capace di emozionare e raccontarsi con onestà. Le sue parole diventano lo specchio di una generazione che porta addosso cicatrici invisibili ma profonde, tra responsabilità familiari, sogni sospesi e fragilità condivise. Un ritratto vero, fatto di amore, forza e imperfezioni, che parla a tutti.