Bob Dylan: “World Gone Wrong”, Analisi dei Brani

✎ Redazione

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01. BROKE DOWN ENGINE

E’ un capolavoro di Blind Willie McTell. parla di treni, di mistero sulle rotaie – del treno dell’amore, il treno che portò la mia ragazza dalla città – il Pacifico Del Sud, Baltimora & Ohio che sia – parla delle variazioni del desiderio umano – il ronzio sordo in metri & sillabe. parla di vittime del commercio & della politica che collidono sui binari, del non essere sopraffatti dagli standard comuni. parla di rinascita, di nuove prospettive di vita, non dello star lì fermi – pittura scheggiata & sfaldata, materasso spoglio, una lampadina sola che oscilla sopra il letto. parla dell’Ambiguità, delle fortune dell’ élite  privilegiata, del controllo delle piene – guardando l’alba rossa senza preoccuparsi di vestirsi.

02. LOVE HENRY

E’ una ballata “tradizionalista”. la suonava Tom Paley. una storia perversa. Henry – un corporato moderno a bordo d’una qualche nave straniera, incapace di gestire la sua “psicosi” responsabile dell’organizzazione dell’Intellighenzia, uno che disarma la gente, un sensualista infantile – denti bianchi, largo sorriso, un sacco di soldi, reverenze agli sfruttatori delle regine delle fate & alle corrotte religioni di Stato, carrierista, limousine in doppia fila, uno che impone il suo volere & spazzatura disonesta nelle riviste popolari. poggia la testa su un cuscino di piume & s’addormenta. avrebbe dovuto stare più attento, doveva avere un problema d’orecchie.

03. STACK A LEE

E’ nella versione di Frank Hutchinson. cosa dice esattamente la canzone? dice che non c’è uomo che ottenga l’immortalità per mezzo dell’acclamazione pubblica. la verità è opaca. nell’era pre-postindustriale, alle vittime di violenze era concesso (di fatto era loro dovere) d’esser giudici dei loro offensori – i genitori venivano puniti per i crimini dei loro figli (ne abbiamo fatta di strada da allora) la canzone dice che il cappello d’un uomo è la sua corona. i futurologi insisterebbero che è questione di gusti. dicono “dormiamoci sopra” ma stanno già in un sanatorio. Senza Doveri Nessun Diritto è il nome del gioco & la fama è una fregatura. tirare le cose in lungo vuol dire solo prendersi in giro. Stack è in prigione, niente telefono a muro. non è un idiota egotista degenerato esistenzialista dionisiaco, e non rappresenta neppure l’imbroglio d’un qualche stile di vita alternativo (datemi un migliaio di acri di terra coltivabile & tutti i gangsters che esistono & vedrete l’Autentico stile di vita alternativo, quello Agricolo) Billy non aveva un’assicurazione, non gli venne il mal d’aria eppure il suo spettro è più reale & autentico di tutte le anime morte che stanno in tv – un’epopea monumentale di errori & incomprensioni. una storia romanzesca senza la cupidigia.

04. BLOOD IN MY EYES

E’ una delle due canzoni suonate dai Mississippi Sheiks, un gruppo de facto poco conosciuto che nel suo periodo d’oro deve essere stato qualcosa di interessante. la ribellione contro la routine pare sia il loro tema forte. tutte le loro canzoni sono scarne fino all’osso & sono fatte a pennello per questi tempi moderni (il Nuovo Alto Medioevo) non c’è niente di logoro nei Mississippi Sheiks.

05. JACK-A-ROE

E’ un’altra ballata di Tom Paley (Tom, uno dei New Lost City Ramblers originali) la giovane vergine segue il suo cuore (che non può essere confinato) & in esso i segreti dell’universo. “c’era un ricco mercante” ricco & filosoficamente influente forse con una strana simpatia per i giovani. la canzone non la si può classificare – è lontanissima dalla realtà ma “penetra” comunque nella realtà & la spoglia del suo acciaio e del suo cemento. simmetria invertita, legalmente apolide, in viaggio con un passaporto falso. “prima che salga a bordo, signore…” sei brava in quello che fai? affonda la tua personalità.

06. DELIA

E’ una storia triste – due o più versioni mischiate in una. la canzone non ha mezze misure, svolta l’angolo in picchiata, sembra parlare di lealtà contraffatta. Lei Delia, non la Regina Gertrude, Elisabetta I e neppure Evita Peron, non viaggia su una Harley Davidson lungo l’autostrada deserta, non ha bisogno di un cambio di sangue & non si darebbe mai allo shopping sfrenato. il tizio in tribunale sembra un magnaccia in colori primari. non s’interessa delle moschee sul monte del tempio, della Battaglia Finale o della III guerra mondiale, non porta la faccia alle ginocchia & non piange & non indossa il cappello d’asino, non presenta le proprie scuse & è condannato all’oscurità. c’è rettitudine in questa canzone? potete giurarci. tollerare l’inaccettabile porta alla morte. il cantante non sta parlando con la testa piena d’alcol.

07. RAGGED & DIRTY

La cantò uno dei Willie Browns – sentimentalismo & aringa in salamoia, cavolo ripieno, pesante vocabolario morale – dolcezza & sentimento, casa vacillante, bellezza superiore, che non sta solo lì – la magia seducente del saluto a pollici in su, pensieri sottointesi con attenzione & che camminano a lato, gli oggetti dell’idolatria umana che pagano un occhio della testa, signori dell’illogico in giacche da casa,  malati di istruzione scarsa, tessere di un puzzle – correndo stupidi rischi –  maltrattati solo fino ad oggi.

08. LONE PILGRIM

E’ tratta da un vecchio disco di Doc Watson. quello che mi attrae della canzone è il come la pazzia del cercare di ingannare il sè venga messa da parte ad un certo punto. la salvezza & i bisogni dell’umanità sono preminenti & l’egemonia si prende un attimo di respiro. “la mia anima è volata nelle dimore celesti” ciò che è sostanzialmente vero è la realtà virtuale. la tecnologia per spazzar via la verità ora è disponibile. non tutti possono permettersela ma è disponibile. occhio a quando scenderanno i prezzi! di canzoni come queste non ce ne saranno più. di fatto già ora non ce n’è più.