Uscire dal lavoro a 60 anni ti sembra un sogno irrealizzabile? Invece è possibile: l’Inps ti indica una scappatoia.
Incredibile ma vero: potremo andare di nuovo in pensione a 60 anni come nell’epoca “pre-Fornero”. A comunicarlo è stata proprio l’Inps. Vediamo cosa bisogna fare per uscire dal lavoro con così largo anticipo.
Fino al 2010 era abbastanza comune andare in pensione a 60 anni o anche prima. Specialmente chi aveva iniziato a lavorare subito dopo il diploma, spesso, smetteva di lavorare anche a 55 anni e poteva godere di un ottimo assegno previdenziale calcolato con il sistema misto.
Oggi le cose stanno ben diversamente. Dalla legge Fornero in poi andare in pensione prima di aver compiuto 67 anni è molto difficile. Solo chi ha un’alta percentuale d’invalidità o chi appartiene a categorie lavorative particolari riesce ad andare in pensione in anticipo.
Senza contare che, molto spesso, andare in pensione in anticipo significa dover accettare forti penalizzazioni sull’assegno previdenziale. Di recente l’Inps stessa ha comunicato un modo che può consentire a diverse persone di smettere di lavorare ad appena 60 anni: ben 7 anni prima rispetto a quanto previsto dalla legge Fornero.
Pensione a 60 anni: ecco come lasciare subito il lavoro
Stanco di svegliarti presto e timbrare il cartellino ogni mattina? Vorresti andare subito in pensione? Ora puoi farlo: l’Inps ha comunicato un modo per accedere alla pensione ad appena 60 anni. Vediamo subito cosa bisogna fare.
Una vita in vacanza a partire dai 60 anni: oggi puoi farlo. Puoi smettere di lavorare e ricevere il tuo assegno previdenziale ben 7 anni prima rispetto a quanto ha previsto la legge Fornero che ha portato l’età pensionabile addirittura a 67 anni. Un’età pensionabile che non piace ai lavoratori e che non favorisce il ricambio generazionale nei luoghi di lavoro.
Ma dal 2025 – o dall’anno dopo – molte cose potrebbero cambiare. L‘idea è quella di estendere a tutti Quota 96 e Quota 41. Si tratta di due misure già in vigore ma che, per il momento, si rivolgono solo a categorie specifiche. Quota 96, infatti, al momento si rivolge solo a chi svolge lavori usuranti o a chi lavora di notte.
Quota 41, invece, oltreché a chi svolge lavori usuranti, si rivolge anche a lavoratori con invalidità pari o superiore al 74% e a disoccupati che non ricevono più la Naspi. Accettando il ricalcolo contributivo degli assegni per entrambe le misure, il Governo potrebbe estendere a tutti sia Quota 96 che Quota 41.
Con Quota 96 una persona potrebbe accedere alla pensione ad appena 60 anni con 36 anni di contributi; con Quota 41, invece, si potrebbe andare in pensione a qualunque età una volta raggiunti i 41 anni di contribuzione. Naturalmente l’unico modo per rendere possibile l’estensione di tali misure a tutti è il ricalcolo contributivo delle pensioni il quale pesa decisamente meno sulle casse dello Stato ma comporterebbe tagli anche del 20% sugli assegni mensili.